La scena biologica di Maiorca

LEI È STATO PER QUATTRO ANNI VICEPRESIDENTE DELL'AUTORITÀ DI CERTIFICAZIONE PER L'AGRICOLTURA BIOLOGICA DELLE ISOLE BALEARI. QUALI RISULTATI HA OTTENUTO?
Il mio periodo è coinciso con l'inizio della crisi del 2008 e con un governo che non voleva saperne del biologico. Non ricevevamo quasi nessuna sovvenzione. I politici volevano davvero farci morire di fame. Molti dipendenti hanno lavorato per mesi senza stipendio, cosa che mi ha colpito molto. Ciononostante, riuscimmo a pubblicizzare i vantaggi dell'agricoltura biologica alle fiere, con opuscoli multilingue e in occasione di conferenze. Il processo di certificazione era davvero difficile all'epoca, non avevamo quasi nessuno! Oggi l'associazione è cresciuta notevolmente, anche grazie al governo verde.

AVETE INDIVIDUATO UNA FRODE?
Continuiamo a sentire parlare di imbrogli sul mercato biologico.
No. Durante il periodo trascorso al Consell Balear de la Producció Agrària Ecològica (CBPAE), cioè l'autorità di certificazione, ho conosciuto quasi tutti gli agricoltori biologici. La maggior parte di loro sono idealisti che lavorano per convinzione. Non è nemmeno così facile: i campioni di terreno vengono prelevati regolarmente e i prodotti vengono analizzati. Se si imbroglia, la licenza viene revocata e si deve pagare una multa. Oggi il rischio è basso perché la domanda è alta. Essere un agricoltore biologico paga!

HA A CHE FARE ANCHE CON LA STRUTTURA DELLA POPOLAZIONE INTERNAZIONALE?
In ogni caso. Il rapporto con altre culture è contagioso. Molti tedeschi vivono qui. Il grande mercato attira a sua volta le aziende che hanno molti potenziali clienti a Maiorca.